mercoledì 8 dicembre 2010

Imam si imam no

Siamo sempre alle solite, in Italia nasce il comitato per l’Islam, organo del Ministero dell’Interno, il comitato ha il compito di essere l’interlocutore delle comunità islamiche e del governo.
Tutti noi sappiamo quant’è complessa la comunità islamica e, tutti noi sappiamo che non esistono rappresentanti.
In Italia le moschee proliferano come i funghi in autunno, ma non esiste un registro reale di queste moschee, gli imam, pure loro proliferano come funghi, ma stranamente solo in questo paese un imam ha così tanto potere e tanto ascolto.
Analizziamo la figura dell’imam, nei paesi islamici fare l’imam non è una professione ne un impegno sociale, l’imam è semplicemente quello che guida la preghiera, insomma è una figura di supporto al muazin, quello che richiama alla preghiera. L’imam ha il compito di conoscere a memoria il corano, sapere pregare e quando è interpellato saper anche teorizzare il corano, niente di più.
Stranamente nel nostro paese, l’imam diventa in automatico rappresentante della comunità islamica!
Peccato però che la comunità islamica non sia tutta marocchina, tunisina, egiziana, senegalese o pakistano oppure irachena.
L’imam dovrebbe essere in grado di comunicare con tutti i “ musulmani”, allora mi chiedo un imam marocchino come potrà dialogare con un senegalese, oppure lo stesso imam egiziano come farebbe a dialogare con un musulmano marocchino?
A questo non si pensa.
La comunità islamica più di un imam avrebbe bisogno di rispettare le regole, ad esempio nel nostro paese dovremmo avere un registro reale delle moschee, la trasparenza sulle loro attività es : come vengono tenute le lezioni del corano, le lezioni teologiche sulla religione, la trasparenza sui loro finanziamenti ecc.
L’imam se un immigrato islamico vorrebbe intraprendere la “ carriera” dell’imam nel nostro paese, dovrebbe avere un permesso di soggiorno per motivi di culto, e quest’ultimi dovrebbero rientrare in una quota ministeriale in accordo con i paesi islamici, ovviamente l’imam dovrebbe avere un permesso di soggiorno per tempo determinato e ci deve essere un ricambio ad ogni scadenza di permesso.
Almeno così ogni comunità avrebbe il suo imam di riferimento e della stessa lingua.
Inoltre in Italia esiste già un islam di origine italiana, quello della COREIS, non ha senso dialogare con un islam immigrato  e senza alcun riferimento.

Nessun commento:

Posta un commento