mercoledì 8 dicembre 2010

Una conversazione tra due donne " libere"

Ieri pomeriggio ho avuto uno scambio di idee, con una mia amica musulmana e velata, secondo lei io non difendo la libertà delle donne, semmai li condanno ad essere usate come le donne occidentali.
Mi ha incuriosito questa sua affermazione, usate come le donne occidentali, le ho chiesto di spiegarmi esattamente cosa significa.
Secondo lei difendendo la libertà di scelta in realtà io difendo solo la possibilità di fare sesso libero tutto lì.
Mi misi a ridere a questa sua risposta e lo invitata ad un confronto senza “ veli”.
Tutti sanno che io sono contraria al velo, perché non credo che una donna per tutelarsi si debba velare, inoltre essendo cresciuta in ambiente dove le donne velate venivano considerate delle povere zitelle brutte, mi ricordo sempre quelle leggende che mia nonna mi raccontava sulle donne velatissime, che nei villaggi rurali erano delle scuse per far sposare le figlie più brutte e zitelle, oppure quando non volevo andare a letto mi spaventavano dicendomi “ se non dormi viene la donna velata di nero e ti porta via”.
Sono cresciuta in mezzo a mille precetti contro il velo, avendo la fortuna di essere cresciuta libera per me il velo e il burqa sono una prigione per le donne.
Comunque tornando alla conversazione di ieri, la mia amica sosteneva che avere rapporti intimi per la prima volta con suo marito è qualcosa di impagabile, al contrario gli uomini occidentali non rispettano le donne per loro sono solo un oggetto di desiderio sessuale niente di più, pretendono di portarle a letto subito dopo la prima cena.
Mi divertiva questa sua affermazione, in occidente le donne sono considerate solo un oggetto sessuale, in oriente è la stessa cosa solo che sono velate o con il burqa.
Comunque a questo punto mi sembrava doveroso mettere in discussione la sua teoria, allora le dissi, comunque era romantico concedersi per amore la prima volta al proprio marito,  ripeto per amore sempre se si ha avuto la possibilità di sceglierlo. La donna libera che esce a cena può sempre dire di no e continuare la sua ricerca di felicità, mentre chi era costretta ad un matrimonio tradizionale non aveva la possibilità di cercare la felicità.
La vita è una scelta, anche le scelte sessuali sono simboli di libertà, una donna libera non significa una donna strumentalizzata, al contrario di chi vive sotto un velo per questioni religiose o tradizionali.
Volevo ricordare alla mia amica, che moltissime donne al mondo non hanno la possibilità di vivere pienamente il loro attimo intimo in quanto infibulate, perché la loro tradizione le ha condannate ad essere solo dei mezzi di piacere per gli uomini e di essere solo delle incubatrici umane, a queste donne è stata negata la possibilità di essere donne, è questa non è una regola occidentale.

Imam si imam no

Siamo sempre alle solite, in Italia nasce il comitato per l’Islam, organo del Ministero dell’Interno, il comitato ha il compito di essere l’interlocutore delle comunità islamiche e del governo.
Tutti noi sappiamo quant’è complessa la comunità islamica e, tutti noi sappiamo che non esistono rappresentanti.
In Italia le moschee proliferano come i funghi in autunno, ma non esiste un registro reale di queste moschee, gli imam, pure loro proliferano come funghi, ma stranamente solo in questo paese un imam ha così tanto potere e tanto ascolto.
Analizziamo la figura dell’imam, nei paesi islamici fare l’imam non è una professione ne un impegno sociale, l’imam è semplicemente quello che guida la preghiera, insomma è una figura di supporto al muazin, quello che richiama alla preghiera. L’imam ha il compito di conoscere a memoria il corano, sapere pregare e quando è interpellato saper anche teorizzare il corano, niente di più.
Stranamente nel nostro paese, l’imam diventa in automatico rappresentante della comunità islamica!
Peccato però che la comunità islamica non sia tutta marocchina, tunisina, egiziana, senegalese o pakistano oppure irachena.
L’imam dovrebbe essere in grado di comunicare con tutti i “ musulmani”, allora mi chiedo un imam marocchino come potrà dialogare con un senegalese, oppure lo stesso imam egiziano come farebbe a dialogare con un musulmano marocchino?
A questo non si pensa.
La comunità islamica più di un imam avrebbe bisogno di rispettare le regole, ad esempio nel nostro paese dovremmo avere un registro reale delle moschee, la trasparenza sulle loro attività es : come vengono tenute le lezioni del corano, le lezioni teologiche sulla religione, la trasparenza sui loro finanziamenti ecc.
L’imam se un immigrato islamico vorrebbe intraprendere la “ carriera” dell’imam nel nostro paese, dovrebbe avere un permesso di soggiorno per motivi di culto, e quest’ultimi dovrebbero rientrare in una quota ministeriale in accordo con i paesi islamici, ovviamente l’imam dovrebbe avere un permesso di soggiorno per tempo determinato e ci deve essere un ricambio ad ogni scadenza di permesso.
Almeno così ogni comunità avrebbe il suo imam di riferimento e della stessa lingua.
Inoltre in Italia esiste già un islam di origine italiana, quello della COREIS, non ha senso dialogare con un islam immigrato  e senza alcun riferimento.