mercoledì 8 dicembre 2010

Una conversazione tra due donne " libere"

Ieri pomeriggio ho avuto uno scambio di idee, con una mia amica musulmana e velata, secondo lei io non difendo la libertà delle donne, semmai li condanno ad essere usate come le donne occidentali.
Mi ha incuriosito questa sua affermazione, usate come le donne occidentali, le ho chiesto di spiegarmi esattamente cosa significa.
Secondo lei difendendo la libertà di scelta in realtà io difendo solo la possibilità di fare sesso libero tutto lì.
Mi misi a ridere a questa sua risposta e lo invitata ad un confronto senza “ veli”.
Tutti sanno che io sono contraria al velo, perché non credo che una donna per tutelarsi si debba velare, inoltre essendo cresciuta in ambiente dove le donne velate venivano considerate delle povere zitelle brutte, mi ricordo sempre quelle leggende che mia nonna mi raccontava sulle donne velatissime, che nei villaggi rurali erano delle scuse per far sposare le figlie più brutte e zitelle, oppure quando non volevo andare a letto mi spaventavano dicendomi “ se non dormi viene la donna velata di nero e ti porta via”.
Sono cresciuta in mezzo a mille precetti contro il velo, avendo la fortuna di essere cresciuta libera per me il velo e il burqa sono una prigione per le donne.
Comunque tornando alla conversazione di ieri, la mia amica sosteneva che avere rapporti intimi per la prima volta con suo marito è qualcosa di impagabile, al contrario gli uomini occidentali non rispettano le donne per loro sono solo un oggetto di desiderio sessuale niente di più, pretendono di portarle a letto subito dopo la prima cena.
Mi divertiva questa sua affermazione, in occidente le donne sono considerate solo un oggetto sessuale, in oriente è la stessa cosa solo che sono velate o con il burqa.
Comunque a questo punto mi sembrava doveroso mettere in discussione la sua teoria, allora le dissi, comunque era romantico concedersi per amore la prima volta al proprio marito,  ripeto per amore sempre se si ha avuto la possibilità di sceglierlo. La donna libera che esce a cena può sempre dire di no e continuare la sua ricerca di felicità, mentre chi era costretta ad un matrimonio tradizionale non aveva la possibilità di cercare la felicità.
La vita è una scelta, anche le scelte sessuali sono simboli di libertà, una donna libera non significa una donna strumentalizzata, al contrario di chi vive sotto un velo per questioni religiose o tradizionali.
Volevo ricordare alla mia amica, che moltissime donne al mondo non hanno la possibilità di vivere pienamente il loro attimo intimo in quanto infibulate, perché la loro tradizione le ha condannate ad essere solo dei mezzi di piacere per gli uomini e di essere solo delle incubatrici umane, a queste donne è stata negata la possibilità di essere donne, è questa non è una regola occidentale.

Imam si imam no

Siamo sempre alle solite, in Italia nasce il comitato per l’Islam, organo del Ministero dell’Interno, il comitato ha il compito di essere l’interlocutore delle comunità islamiche e del governo.
Tutti noi sappiamo quant’è complessa la comunità islamica e, tutti noi sappiamo che non esistono rappresentanti.
In Italia le moschee proliferano come i funghi in autunno, ma non esiste un registro reale di queste moschee, gli imam, pure loro proliferano come funghi, ma stranamente solo in questo paese un imam ha così tanto potere e tanto ascolto.
Analizziamo la figura dell’imam, nei paesi islamici fare l’imam non è una professione ne un impegno sociale, l’imam è semplicemente quello che guida la preghiera, insomma è una figura di supporto al muazin, quello che richiama alla preghiera. L’imam ha il compito di conoscere a memoria il corano, sapere pregare e quando è interpellato saper anche teorizzare il corano, niente di più.
Stranamente nel nostro paese, l’imam diventa in automatico rappresentante della comunità islamica!
Peccato però che la comunità islamica non sia tutta marocchina, tunisina, egiziana, senegalese o pakistano oppure irachena.
L’imam dovrebbe essere in grado di comunicare con tutti i “ musulmani”, allora mi chiedo un imam marocchino come potrà dialogare con un senegalese, oppure lo stesso imam egiziano come farebbe a dialogare con un musulmano marocchino?
A questo non si pensa.
La comunità islamica più di un imam avrebbe bisogno di rispettare le regole, ad esempio nel nostro paese dovremmo avere un registro reale delle moschee, la trasparenza sulle loro attività es : come vengono tenute le lezioni del corano, le lezioni teologiche sulla religione, la trasparenza sui loro finanziamenti ecc.
L’imam se un immigrato islamico vorrebbe intraprendere la “ carriera” dell’imam nel nostro paese, dovrebbe avere un permesso di soggiorno per motivi di culto, e quest’ultimi dovrebbero rientrare in una quota ministeriale in accordo con i paesi islamici, ovviamente l’imam dovrebbe avere un permesso di soggiorno per tempo determinato e ci deve essere un ricambio ad ogni scadenza di permesso.
Almeno così ogni comunità avrebbe il suo imam di riferimento e della stessa lingua.
Inoltre in Italia esiste già un islam di origine italiana, quello della COREIS, non ha senso dialogare con un islam immigrato  e senza alcun riferimento.

mercoledì 24 novembre 2010

Vendute a quattordici anni

In Marocco, in un villaggio sopra Meknes, le ragazze a quattordici anni vengono date in spose con la sola lettura della Fatiha ( l’apertura).
Malgrado la moudawana la legge che codifica il codice familiare in Marocco e riconosce pari diritto sociale alla donna e all’uomo davanti alla legge, attuata nel 2003 la stessa vieta i matrimoni tra una minore e un adulto. In Marocco da sempre in evoluzione, malgrado le leggi non riesce a contrastare la mercificazione delle donne.
In questo caso parliamo di ragazzine, private delle loro vite, della possibilità di scegliere e private della possibilità di amare.
Velo immaginate una ragazza di quattordici anni data in sposa ad un uomo molto, ma molto più grande di lei, una ragazza che si vede costretta a dare il suo corpo ad uno sconosciuto, una ragazzina che si trova sulle spalle, un matrimonio imposto, una ragazzina non consapevole della sua vita in poco tempo si trova ad ospitare un’altra vita nel suo corpo.
In questo villaggio rurale, le ragazze non possono sfuggire al loro destino.
Parliamo in un villaggio di un paese moderno come il Marocco.
Nel mondo quante donne subiscono questa sorte?
Quante donne hanno solo l’obbligo di essere destinate agli uomini, non possono scegliere, non possono decidere e non possono ribellarsi.
Quante vite invisibili ci sono al mondo.
Quanto dovrà passare ancora prima che una donna sarà libera di avere una sua vita?


Fonte immagine: http://farm3.static.flickr.com/

domenica 21 novembre 2010

Sottomettersi a Dio

Qualcuno, spiega che il velo della donna musulmana è l' obbedienza a Dio la sottomissione a Dio.
Allora se tutti i musulmani devono sottomettersi a Dio, perchè solo le donne hanno l'obbligo di velarsi? Qualche pseudo imam, mi risponderebbe è il volere di Dio, un altro potrebbe rispondermi è raccomandato dal profeta, un altro ancora direbbe è scritto nel corano.
Un'altra forma di sottomissione a Dio è l'obbedienza al proprio marito, al proprio padre, fratelli e in alcuni paesi persino al proprio figlio, però è questo il modo di obbedire a Dio.
Strano non esistano forme di obbedienze dall'uomo alla donna per volere di Dio.
Povera metà del cielo rinnegata.
La donna per quel mondo è un essere inutile, forse ha solo il dovere di compiacere all'uomo e fare figli, al di fuori di questi compiti è il nulla

venerdì 12 novembre 2010

quanto ancora

Ormai tutti gli anni assistiamo inermi ai massacri dei cristiani nel mondo islamico, nessuno prende posizione forte, tutti bollano queste azioni al terrorismo islamico.
Non è bastato uccidere nei luoghi divini, ora i cristinai iracheni non sono sicuri nemmeno nelle loro case.
Certo, è terrorismo islamico, ma allora quell’islam moderato, quell’islam del dialogo perché non parla?
Perché l’islam “ per la pace” non condanna questi massacri?
Perché la grande università del Azhar non prende posizione, perché i grandi wahhabiti dell’Arabia non prendono le distanze e condannano a grande voce questi delitti?
Perché ad ogni massacro tutti corrono a giustificare queste azioni accusando l’occidente e Israele di essere gli unici responsabili? Tutti trovano giustificativi contro l’occidente, per le guerre in Iraq, in Afganistan e la
“ presunta” occupazione dei territori  palestinesi”, che anche qui a volte sono palestinesi a volte sono
“ arabi”, io personalmente non ho capito se i palestinesi si sentono arabi o palestinesi..
I musulmani hanno la predisposizione ad annullare tutti quelli che non sono come loro, perché i musulmani non si limitano ad uccidere i cristiani, uccidono anche gli altri musulmani, shiti contro sunniti, senza parlare di tutte quelle donne che muoiono nel nome dell’Islam.
Ma quando una donna islamica viene uccisa in Germania, tutti urlano al razzismo e si fanno le gare a sentenziare condanne.
Nell’islam è tutto sacro tranne la vita umana degli altri, perché se fosse così sentiremo i grandi imam sbandierare questa verità invece cosa succede? Silenzio
Se qualcuno si permette di criticare questa religione ha i giorni contati, pensiamo a quel pastore americano che aveva pensato di bruciare il corano per l’11 settembre, molti ne hanno preso le distanze accusdandolo di essere un pazzo, mentre nel mondo islamico subito, si sono armati in una caccia al cristiano, un libro una vita umana.
Ma quello che preoccupa è l’omertà in cui viviamo in occidente, le persone che vogliono il rispetto alla vita e, di fronte alla richiesta dei  diritti basilari cioè quelli umani, vengono emarginati.
Lo viviamo sulla nostra pelle ogni giorno, il mondo ne è pieno di esempi  Mohhamed Taha, condannato a morte nel 1983 solamente perché aveva chiesto la storicizzazione del corano, Salman Rushdie con il suo libro i versi satanici ( che ho sempre desiderato leggere) che, gli costò una fatwa nel 1989, niente di meno che da Khomeyni inpersona, poi c’è Taslima Nasreen, Ayaan Hirsi Ali, il povero Theo Van Gogh sappiamo che ha pagato con la vita, poi Lars Vilks poi Kurt Westergaard e, la lista è lunga, tutti oltre a subire le fatwe vengono pure criticati nel loro paese, ma chi uccide in nome dell’islam no, è colpa sempre dell’occidente che non rispetta “ abbastanza” questa religione.

giovedì 11 novembre 2010

un pensiero aperto

Voglio condividere un’esperienza che mi è capitata in questi giorni: vengo contattata da una mia ex maestra, ci ritroviamo dopo venti anni, mi comunica la bella notizia che insegna in una scuola di minori non accompagnati. I minori non accompagnati sono quei ragazzi stranieri che giungono soli nel nostro paese.
Nella mia esperienza professionale mi è capitato spesso di incontrarli, ma mai mi è capitato di condividere una lezione scolastica.
Indubbiamente sono ragazzi soli, un’infanzia spezzata, ragazzi che hanno affrontato mille difficoltà, ragazzi che si trovano in un paese straniero senza nessuno, ragazzi che devono affrontare la vita soli e senza aiuto.
Di una cosa sono sicura, questi ragazzi sono consapevoli delle loro scelte di immigrazione.
Quest’estate partecipai ad un convegno dove il Ministro Maroni era relatore, mi ha colpito molto la sua dichiarazione sui minori non accompagnati : l’Italia protegge i minori non accompagnati, ci prendiamo cura di loro e li istruiamo. Il Ministro Maroni ha detto la verità, in Italia quando arrivano i minori non accompagnati vengono affidati ai servizi territoriali ed istruiti. Grande paese e grande umanità.
La mia perplessità nasce da questo mio ultimo incontro, questa realtà mi ha turbato moltissimo, spesso nei miei incontri passati mi capitava di incontrare ragazzi poco più che adolescenti che mi guardavano negli occhi e mi dicevano : io da grande voglio lavorare, voglio imparare un mestiere utile, così quando torno nel mio paese voglio fare lo stesso lavoro. Provavo tenerezza e li ammiravo per la loro volontà, come provavo tenerezza per quei ragazzi egiziani cristiani che mi dicevano : siamo immigrati per non vederci scomparire nella morsa islamica del nostro paese.
Questa volta mi ha rammaricato l’atteggiamento di imposizione, non ho visto paura di perdere la propria identità ma ho visto supremazia nell’imporre la propria cultura.
Io il mio pensiero è questo, l’immigrazione è un processo duro da assimilare nel corso della vita, ma chiunque lo fa è perché è spinto da vari motivi, che possono essere : la povertà, la fame, la cultura e perché no anche voglia di cambiare. Si arriva in un paese europeo, si viene accolti e aiutati, è così si viene aiutati, questi ragazzi vengono accolti, trovano un tetto, un letto, da mangiare e trovano anche l’istruzione, tutti beni pagati con le nostre tasse, in cambio cosa ci si aspetta? Forse gratitudine e rispetto delle regole.
Posso sembrare, una donna fredda e magari contro gli stranieri come mi ha definito una volta un certo ex eurodeputato ( alto una banana e mezzo), non mi ritengo contro gli stranieri, in quanto io in prima persona sono una straniera e fiera di essere italiana, ma mi rammarico quando vedo gente che arriva in questo paese, recupera la dignità umana, ( si dignità umana, avere un tetto sulla testa, un letto dove dormire e da mangiare per me è dignità umana), che nel suo paese aveva perso, si costruisce il suo futuro grazie alle lotte dei cittadini di questo paese, non rispetta le regole di questo paese e, maledice questo paese per il semplice fatto perché il giorno delle sue festività religiose cade in un giorno della settimana e non può stare a casa.
Trovandomi di fronte a questo atteggiamento, non ho fatto altro che portare i ragazzi a riflettere sul fatto che vivono in un paese con le sue tradizioni e culture, mi sono ritrovata con una risposta del genere : noi stiamo a casa durante il Natale, loro devono rispettare le nostre festività! Non so come mai ho perso la mia pazienza e ho detto : sei stato tu ad immigrare in un paese “ cristiano”, potevi benissimo immigrare in un paese “ musulmano”.
Immagino i commenti di quel famoso ex eurodeputato “ Dounia è razzista!”
Non mi ritengo razzista,penso solo questo : nel mio paese quando arrivano immigrati africani, che sfuggono alle guerre, alla fame ecc di certo non vengono calorosamente accolti, penso anche ai paesi islamici nel golfo, quando un immigrato arriva ( a parte che è impensabile, che uno decida dall’oggi all’indomani di immigrare e trovi le frontiere aperte), li mettono in mano le regole a cui deve sottostare, se trasgredisce : espulsione o prigione, peccato che nessuno accusi quei paesi di xenofobia e di razzismo!
Ma qua in Italia, quando un cittadino vuole difendere le proprie radici cristiane tutti urlano al razzismo, alla xenofobia ecc.
Noi dobbiamo accogliere, rispettare, accettare, aiutare e magari annullare la nostra cultura così i musulmani non si sentono offesi dalla nostra presenza.
Perché nessuno si azzarda mai a dire, tu hai bisogno tu accetti le regole?
No, cosa dico mai pensieri da xenofoba!

lunedì 1 novembre 2010

Burqalandia

Partecipando ad un dibattito sul burqa ( l'ennesimo dei tanti), mi sorprende sempre, l'attegiamento degli occidentali, è l'affermazione : saranno le donne a rivoluzionare le loro scelte. Li ascolto sempre stupita, peccato che l'occidente si è dimenticato che nella maggioranza dei paesi islamici esempio come  : Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Siria e anche l'Iran, le donne hanno sempre contrastato l'imposizione del velo.  Mi ricordo che in Marocco le donne velate faticavano a trovare lavoro nel settore privato e, sempre in Marocco le donne compativano le donne dell'Arabia Saudita e le donne iraniane, nei salotti femminili, c'era sgomento e paura quando, qualcuno raccontava le sorti di qualche donna iraniana costretta dal governo ad indossare il velo. Mi ricordo il mio ultimo anno di scuola a Casablanca, quell'anno frequentavo una scuola privata, mista nella mia classe c'erano bambini di varie provenienza, bambini di copie miste, bambini francesi, addiritura c'era una bimba malese, avevo una compagna molto carina, occhi azzurri come il cielo e capelli lunghissimo castani, un giorno si era presentata con il velo in testa, la maestra di matematica, le chiese di toglierselo, la bambina spiegò alla maestra che lei si era velata per religione, mi colpì la frase della maestra : " sei ancora piccola per velarti, devo parlare con i tuoi genitori.". L'indomani a scuola si presentarono i genitori dell'alunna, suo padre era un militare e la madre una bella donna velata anche lei, la maestra chiese ai genitori di evitare alla figlia il velo in quanto troppo piccola e poi in quella scuola non c'erano bambine velate, rischiava di essere isolata dai suoi compagni. Mi aspettavo le proteste dei genitori, o addirittura attacchi del tipo : lei non ci lascia liberi a confessare la nostra religione, sormoni sul velo ecc ecc, niente di questo è successo, semplicemente il padre ha detto : " in casa nostra, mia moglie si è velata e la bambina ha voluto imitare la mamma". I genitori acconsentirono alla richiesta della maestra e, dall'indomani la bambina si era presentata di nuovo senza velo con i capelli legati. La maestra le si avvicinò e le disse : " il velo oscurava i tuoi occhioni azzurri, hai già un velo naturale i tuoi capelli.".
Se fosse successo in Italia tutti i giornali della sinistra avrebbero uralato alla descriminazione RELIGIOSA!!
Questo succedeva in Marocco a Casablanca nel 1987 in una scuola marocchina con maestre marocchine islamiche.
Mi ha colpito la frase di S.Romano nel suo art sul Corriere della Sera, a seguito di questo dibattito sul burqa promosso dal CIPMO che si è tenuto all'Università Statale di Milano, saranno le donne islamiche a lasciare un mondo migliore per le loro figlie, io voglio semplicemente quel mondo dove vivevo la mia infanzia, dove la religione era un aspetto intimo e non pubblico politico, dove le donne erano libere di essere donne, non erano sottomesse ad un abbigliamento religioso, anzi le velate erano considerate un appartheid e nessuno si voleva identificare in un simbolo imposto. Come faccio a lasciare un mondo migliore ai miei figli se io nata in un paese islamico, l'occidente mi costringe ad adottare un costume di rinnegazione per identificarmi in una religione politicamente modificata!
Peccato che i sociologi e i grandi " pensatori dell'integrazione" occidentali si dimenticano, come erano i paesi islamici prima del rafforzo dei fratelli musulmani, ormai i fratelli musulmani hanno vinto la loro battaglia l'imposizione del velo in quanto simbolo religioso e hanno trovato consenso in Europa.

mercoledì 27 ottobre 2010

da un amico leggere fino in fondo

Saviez vous que de jeunes musulmanes réclament d'être exemptées des cours de sport et de biologie, tout en étant non pénalisées pour leur examen ? 
(Source : Nouvel Obs)
 

- Saviez vous que des musulmanes exigent et obtiennent des horaires qui leur sont exclusivement réservés à des piscines municipales ?
 
(Source : Revue politique)
 

- Saviez vous que des étudiantes musulmanes, à leur examen, exigent et obtiennent d'être accompagnées de leur mari et d'être jugées par une femme ?
 
(Source : Nouvel Obs) 


- Saviez vous qu'une association musulmane ('Unir' à l'Université Paris' XIII) remet en cause le droit d'un professeur 'de culture occidentale' de juger le travail d'un étudiant musulman ? 
(Source l'Express) 

- Saviez vous que des musulmans réclament et obtiennent la suppression de la fête de Noël dans certaines écoles primaires ? 
- Saviez-vous que des étudiants musulmans, prenant comme excuse la loi sur la laïcité, réclament et obtiennent le retrait des sapins de Noël, dans différents établissements scolaires, jusque dans les maternelles ? 
(Source : Le Parisien) 

- Saviez vous que des musulmans réclament et obtiennent l'interdiction de la viande non halal dans les écoles françaises où ils sont majoritaires ? 
(Source : Le Figaro) 
- Saviez-vous que dans l'administration, des musulmans réclament des jours de congés supplémentaires pour leurs fêtes islamiques ? 
(Source : Le Monde) 
- Saviez vous que des musulmans réclament des salles de prières dans les collèges, les lycées et les universités ? 
(Source : Le Figaro) 
- Saviez vous que des musulmans demandent aux écoles, universités et lieux de travail des horaires aménagés pour leurs cinq prières quotidiennes ? 
(Source : Le Monde) 
- Saviez vous que des musulmans réclament une révision des livres d'histoire pour y intégrer l'histoire de leur pays et de leur religion ? 
(Source : Nouvel Obs) 

- Saviez-vous que dans nos manuels scolaires, vont être supprimés toutes références à Charles Martel ou autres Jeanne d'Arc, afin de ne pas froisser les français musulmans ? 
(Source : Le Figaro) 
- Saviez vous que des musulmanes exigent de pouvoir pratiquer des métiers publics (administration, hôpitaux, écoles, Justice) avec un tchador ?
(Source : Le Monde) 
- Saviez vous que des musulmanes voilées et étudiantes en médecine exigent de ne soigner que des femmes ? 
(Source : Le Figaro) 

- Saviez vous que des médecins se sont faits tabasser pour avoir soigné des femmes sans le consentement de leurs maris musulmans ? 
(Source Le Monde) 

- Saviez-vous que sur les collèges français à majorité afro-maghrébine, on trouve les inscriptions ' Morts aux Juifs ', ' Mort aux chrétiens ' ou ' Vive Bin Laden ' ?
(Source: Les 4 vérités) 
- Saviez vous que lors des manifestations contre la guerre en Irak, certains «pacifistes» musulmans exhibaient des portraits de Bin Laden ou de Saddam? 
(Source: Les 4 vérités) 

- Saviez vous que le sauvageon nommé Djamel ayant brûlé vive une jeune fille, Sohane, s'est vu acclamé dans sa cité du Val de Marne lors de sa venue à la reconstitution des faits ? 
(Source : JT de France 2) 

- Saviez vous que les jeunes musulmans ayant brûlé vif un vigile de race blanche d'un supermarché à Nantes n'éprouvent aucun remord et sont fiers d'eux ? 
(Source : Témoignage de l'avocat) 

- Saviez vous qu'un manuel de bonne conduite 'Le licite et l'illicite en Islam', vendu en France depuis 10 ans, explique comment un bon musulman doit frapper sa femme : ' avec la main ', 'sans fouet ' ni ' morceau de bois ', et ' en épargnant le visage ' ? 
(Source : l'Express) 

- Saviez vous que des milices islamiques patrouillent dans les rues d'Anvers et d'ailleurs pour ' surveiller les mauvais flics blancs racistes' et appliquer leur propre loi ? 
(Source : Libération) 

- Saviez-vous que des nouvelles lois vont obliger la police, l'armée et la fonction publique en général à embaucher en priorité des ' jeunes ' issus de l'immigration et que 35 entreprises dont France Télévision, Peugeot ou le groupe alimentaire Casino ont signé un contrat de préférence étrangère pour l'embauche de leur personnel ? 
(Source : gouvernementale et syndicale). 

- Saviez-vous que dans des lycées, des musulmanes enfilent leur manteau avant d'aller au tableau afin de n'éveiller aucune convoitise, que dans des écoles primaires des pères musulmans refusent que leurs fillettes soient laissées dans la classe d'un instituteur remplaçant l'institutrice; qu'une école a dû organiser un sas, sans fenêtres, pour reconnaître les mères, voilées de la tête au pied, avant de leur rendre leurs enfants ? 
(Source : Le Monde) 

- Saviez-vous que dans des écoles primaires, des élèves sont allés jusqu'à instituer l'usage séparé des deux robinets des toilettes, l'un réservé aux ' musulmans ', l'autre aux ' Français ' ou qu'un responsable local du culte musulman a demandé de prévoir des vestiaires séparés dans les salles de sport, car, selon lui, ' un musulman ne peut se déshabiller à côté d'un impur ' ? 
(Source : Le Monde) 

- Saviez vous que les autres communautés religieuses, (juive, hindouiste, bouddhiste, etc.) n'exigent pas de revendications équivalentes ? 
A faire suivre, sans modération, car nous sommes en train de nous faire islamiser à grands pas...

mercoledì 20 ottobre 2010

Il dolore che rimane

Tutti noi sappiamo che moltissime donne subiscono violenze di genere, ma tutti noi dimentichiamo che queste donne vengono “ giudicate” per le violenze che subiscono.
Abbiamo milioni e milioni di sentenze, di giudizi, persino quando una donna muore si tenta sempre di giustificare gli avvenimenti.
A me personalmente ha scioccato la presa di posizione “ mondiale” nei confronti del regista americano, non pronuncio neanche il suo nome è famoso abbastanza, quando fu arrestato in Svizzera per la violenza carnale avvenuta 30 anni fa negli Stati Uniti contro una bambina di 13 anni.
Tutti si scandalizzarono per l’arresto, tutti hanno giustificato l’atto dicendo ma è passato così tanto tempo, nessuno e dico nessuno nemmeno le DONNE per un istante hanno pensato a quella povera bambina che ora è una donna.
Tutti lo avevano dimenticato e tutti pretendono che anche chi ha subito una violenza la dimentichi.
Tutti lo hanno perdonato ma nessuno aveva dimostrato solidarietà verso quella vita violentata, tanto era passato così tanto tempo cosa vogliamo certe cose si dimenticano.
Personalmente noto più “ solidarietà” verso un pedofilo che verso una donna violentata, il pedofilo tutti tendono a giustificarlo dicendo “ poverino è malato, forse da bimbo anche lui capitò la stessa cosa”, ma la donna che subisce una violenza, tutti nel loro più intimo pensiero dicono “ se le è cercata, era succinta, era vestita in modo provocante, era sola in una strada deserta, si è messa a provocare ecc..”
Io quotidianamente mi scontro con queste idee, un giorno si parlava di prese di posizioni, parlavo con un giovane ragazzo francese di origine marocchina, un ragazzo molto brillante e impegnato politicamente è stato candidato alle europee. Mi chiedeva info sulla mia situazione, convinto che le mie battaglie hanno scopo politico e non sociale, (ognuno è libero di pensare ciò che vuole), ad un certo punto mi parlò della presidente dell’associazione francese ne puttane ne sottomesse, e mi disse che lei a seguito delle violenze subite dal ex compagno Sarkozy la nominò Ministro nel suo governo.
A me non interessava il suo percorso politico volevo capire che tipo di violenza ha subito, e glielo domandai, con aria molto sufficiente mi rispose : “ niente di chè, l’ex compagno le bruciò il viso”, io ero letteralmente shockata, lui mi guardò e aggiunse : “ tranquilla, tutto risolto con la chirurgia! E poi ora è ministro!” io non riuscivo a credere alle mie orecchie, ma soprattutto ero senza parole per la sua espressione.
Questa donna per me ha subito due volte la medesima violenza, prima sfigurata nel viso e poi sfregiata nel suo dolore.
Sono allibita per una donna subisce una violenza ma siccome diventa ministro tutto è cancellato.
Nessuno si chiede se questa donna dorme di notte, nessuno si chiede se questa donna sente ancora il bruciore del fuoco sul suo viso, nessuno si chiede se questa donna riuscirà mai a dimenticare il suo dolore.
Tutti sanno che io ho subito a mia volta un’aggressione per fortuna non così grave, dopo la mia prima aggressione la paura in una sola settimana mi ha fatto perdere 5 kg, e per un anno intero appena vedevo un uomo con la barba rivivevo quegli attimi di terrore, e per sempre mi accompagnerà la domanda perché io?
Mentre la secondo aggressione mi ha fatto comprendere che il mio fisico da donna niente può e potrà mai contro la forza di un uomo, nessuna terapia al mondo può cancellare una violenza è un segno che, una donna si porterà a vita e si sentirà suo malgrado sempre colpevole, perché è tipico di noi donne colpevolizzarci di tutto quello che ci capita.
Se il mondo smettesse di farlo forse anche noi impareremo a non farlo più.

mercoledì 13 ottobre 2010

I musulmani odiano di più gli ebrei o i cristiani?

Da bambina mi dicevano che i musulmani sono la conclusione della rivelazione divina fatta a “ Maometto”, mi dicevano sempre che siamo “ fratelli” religiosi dei cristiani e degli ebrei.
Da grande mi dicevano in un detto “ razzista” popolare : mangia con un ebreo e giaci con un cristiano.
Non riuscivo a capire esattamente il senso, cercavo di adoperare il mio povero cervello dicendomi, mangiare con un ebreo potrebbe significare che abbiamo usanze simili, ma giacere invece con un cristiano non riuscivo proprio a capire il perché, se mi avrebbero detto mangia con un ebreo e giaci con un latino mi sarei detto “ ah già il latin lover” ma qua era proprio generico.
Un giorno mi era capitato di instaurare “ un dialogo” con il mio zio “ islamico”, chiedendogli proprio di spiegarmi letteralmente questo detto, nella sua grande conoscenza estremistica e teorica secondo lui solo ed esclusivamente in casi eccezionali ( considerando che lui sapesse i miei orientamenti “ matrimonialisti”), una donna islamica deve mangiare con gli ebrei e coricarsi con i cristiani, in quanto gli ebrei il loro cibo ci è lecito, i cristiani no, coricarsi con un cristiano è “ lecito” in quanto non ebreo.
Non soddisfatta di questa discriminazione, da pura sfacciata aggiunsi che dovrebbe essere lecito anche coricarsi con l’ebreo visto che sono “ circoncisi” come i musulmani. A questa mia inaspettata domanda, lo zio furente disse: “ no! Gli ebrei sono stati generati da morti.”, ancora più confusa gli chiesi : “ scusa zio da morti cosa vuol dire?”, allora partì la grande lezione di teologia “ islamica”, dove il mio zio acquisito con nostra grande disgrazia, mi raccontò che quando le povere donne ebree di Medina rimasero vedove si recarono dal profeta Maometto a piangere la morte dei loro mariti ( da precisare uccisi dal profeta stesso durante il sonno), disperate all’idea di non poter più procreare il profeta stesso gli consigliò di giacere con i loro defunti e sarebbero rimaste incinte. Gli scoppia a ridere in faccia : “ zio più che una legenda sembra il film dell’Horror stile Stephen King, il titolo potrebbe essere Profeta risuscita i morti per procreare!!”, ovviamente fui maledetta all’istante dallo zio, se eravamo in Arabia Saudita mi avrebbe uccisa come apostata, per mia fortuna eravamo in Marocco…
Già lo detestavo per quello che faceva a mia zia e a mia cugina ma con questo racconto fanta horror aveva toccato il fondo! Allora ancor più indispettita gli chiesi :  “ ora credo di aver capito la “ colpa” degli ebrei, mi spieghi quel’è la colpa dei cristiani?”, lui mi guardò soddisfatto convinto di impartirmi grandi lezioni teoriche e convinto di “ convincermi della sua verità mi disse : “ i cristiani non credono in Dio adorano una croce, sono degli infedeli!”, mi colpì quella risposta lo guardai e gli dissi : “ dobbiamo odiarli in quanto diversi da noi? Dalla nostra religione? O li dobbiamo odiare solo perché non credono in Maometto?”, lui mi rispose : “ li dobbiamo odiare per entrambe le cose.”, io sempre più indispettita aggiunsi : “ scusa zio, noi in quanto musulmani dobbiamo odiare quelli che non credono in Dio vero? Ma allora se gli ebrei e i cristiani sono monoteisti perché li dobbiamo odiare?”, vedevo la vena che aveva in testa ingrossarsi segno di vera arrabbiatura, mantenendo tutta la mia calma sgarrai i miei occhi, lo guardai con estrema intensità e curiosità ( ci tenevo troppo a sentire le sue cavolate), lui mi guardò, sospirò e riprese le sue spiegazioni : “ vedi piccola, questi che vengono definiti gente del libro, hanno deviato gli insegnamenti divini” io lo interruppi dicendo : “ caspita e ci hanno costretto a seguire Maometto!!”, lui : “ esatto ! no vergognati noi siamo fortunati ad aver avuto un profeta come Maometto sia lodato e benedetto.”, si è interrotto aspettandosi che io ripeta la medesima formula di benedizione ecc ecc, lo guardai facendo finta di niente e aspettando la sua conclusione “ mitica”, lui sbuffò e disse :” e infine non hanno riconosciuto il nostro amato Profeta”, allora io mi scatenai : “ zio se ognuno ha il suo profeta perché dovevano riconoscere il nostro?”
Lui con voce secca mi rispose : “ perché il nostro è quello vero!!!”, allora io : “ scusa perché gli altri sono falsi?”, lui : “ no! Non intendevo dire questo i popoli hanno deviato le parole dei profeti, è qui chiudo!”.
Ero soddisfatta avevo raggiunto il mio obiettivo, non mi ha dato una risposta storico logica, ma come al mio solito volevo andare fino in fondo, quando ci riunimmo a tavola per bere il the, mi rivolsi a mia zia Maria dicendole : “ zia secondo te noi musulmani dobbiamo odiare gli ebrei perché hanno fatto uccidere Gesù?”, mia zia guardò il marito e mi rispose : “ noi non dobbiamo odiare nessuno, ma gli ebrei non hanno seguito i dettami del nostro Dio e poi hanno fatto crocifiggere Cristo.” Io aggiunsi : “ ma scusa zia se per noi Gesù non è morto non li dobbiamo proprio odiare, ma a questo punto perché dovremmo odiare i cristiani?” mia zia mi guardò ancora e mi disse : “ tesoro ti ho detto che non dobbiamo odiare nessuno”, io le risposi : “ è stato lo zio a dirmelo.” Li guardai mia zia serviva il the poi aggiunsi . “ sapete non capisco veramente perché li dobbiamo odiare, gli ebrei sono il popolo di Dio, il quale  li ha sempre amati e venerati poi ai cristiani li ha mandato  loro suo figlio che è morto per l’umanità, non capisco proprio perché mai li dobbiamo odiare.” Mio zio tuonò la sua famosa frase tradotta letteralmente dice : non c’è potere e forza al di fuori del potere divino di Allah” poi aggiunse : “ dovresti studiare l’arabo sei in età giusta per farlo così studierai il corano!” io lo guardai e gli dissi : “ scusa posso leggerlo anche in francese? No?”, lui si alzò di scatto e disse : “ solo l’arabo è la lingua dell’Islam!”, mia zia mi tirò a sé e mi strinse tra le sue braccia, facendomi segno con gli occhi di stare zitta, ma io non riuscivo proprio e dissi a mia volta : “ meglio sai, così solo gli arabi rimangono islamici, non ha senso predicare e sognare l’islamizzazione mondiale! Ognuno ha la sua lingua e la sua religione!”. Mio zio mi fulminò con lo sguardo, torno a ripetere se ero in Arabia Saudita malgrado avessi avuto solo sei anni sarei stata uccisa per apostasia.
Da grande mi sono sempre chiesta se sono queste le spiegazioni che gli estremisti divulgano in giro, devono proprio avere un part aire veramente di idioti che li segue e li crede, e ahimè le istituzioni religiose “ non hanno il controllo” su questa situazione o forse non lo vogliono avere.
A me a tutt’oggi mi piacerebbe chiedere ancora ad un islamico perché odi gli ebrei e i cristiani?
Malgrado sapendo che gli ebrei sono i figli di Dio e li considera a tutt’oggi il suo popolo, mentre il profeta arabo non si è mai risparmiato le sue delusioni sugli arabi?

Dounia Ettaib

martedì 12 ottobre 2010

Il cuore di una donna





A tutte noi è capitato di innamorarci e di credere di aver trovato la nostra anima gemella.
Ci facciamo condurre dal cuore, diventiamo dolci, appassionate viviamo ogni momento fino in fondo.
Guardiamo il nostro innamorato e dentro ci diciamo, “ con il mio amore lo cambierò”.
Mettiamo da parte la cultura, la tradizione e diventiamo ascendenti su tutto.
Ci accusiamo sempre di essere ignoranti, di essere intolleranti verso le nuove culture, ci impegniamo con noi stesse ad essere sempre più “ aperte”.
Parlo di esperienza personale, ma credo che questo che è successo a me sarà successo a moltissime di voi.
Essendo una cittadina naturalizzata, (sono nata in Marocco e cresciuta in Italia) ho sempre pensato che devo essere io ad “ acquisire” delle nuove “ culture”. Quando conobbi mio marito, non riuscivo a comprendere perché lui non si sentisse italiano ( mio marito è italiano di Pantelleria), diceva sempre noi siamo vicini come cultura, non comprendevo il suo “ dire”. Un giorno mi portò a Pantelleria a visitare i suoi, rimasi scioccata,  ho creduto di essere finita in un villaggio sperduto in Egitto, come quei villaggi del sud nei  film egiziani degli anni 70!
La futura suocera che ti scruta al primo sguardo, ti considera troppo magra e con poco seno inadatta ad “ allattare” i futuri nipoti. Lo suocero che ti considera “ troppo emancipata” per fare la pasta al figlio, insomma considerata dalla prima occhiata non adeguata al loro figlio.
Nei giorni successivi di “ vacanza” alla pantesca, venivo scrutata da tutti  i familiari, madrine e padrini, figliocci e persino dal panettiere, tutti pronti ad impartirmi le loro tradizioni.
Ingenuamente mi dicevo siamo a Milano e le cose cambieranno.
A Milano le cose non sono mai cambiate, nella vita di copia venivano sempre imposte le regole della tradizione da rispettare.
Condivido con voi questa piccola parte della mia vita per dire a tutte le donne che si trovano nella mia stessa situazione, noi siamo quelle che siamo amiamo e meritiamo di essere amate per quello che siamo, non dobbiamo mai cambiare o tentare di cambiare gli altri, ci si viene incontro questo si ma mai annullarsi per amore.
L’amore è vita è ciò che siamo se non siamo apprezzati per ciò che siamo lasciamo perdere e cambiamo vita!
Dounia Ettaib


fonte fotografia: www.google.it

l'amore senza ideologia

Sono cresciuta considerando gli altri semplicemente persone uguali a me.
Ho avuto la fortuna di crescere in un ambiente dove tutti mi insegnavano a rispettare gli altri e a volerli bene.
La mia grande fortuna stava nell’avere un padre che fin da piccola mi diceva : “ tu non sposerai un arabo musulmano perché non ci andresti d’accordo, se devi proprio per favore sposati un libanese cristiano”, nel mio immaginario credevo che mio padre mi dicesse di non sposare, un arabo musulmano solo perché fosse moro, sapendo le mie predisposizione verso gli uomini “ biondi”, mi dicevo che sarebbe stato raro trovarne uno arabo almeno che non fosse libanese. Avevo 4 anni di vita.
Man mano che crescevo davo sempre più peso a quelle parole, finito il mio periodo d’infanzia capì che un uomo “ musulmano” forse non avrebbe avuto nei miei confronti la stessa considerazione che ha mio padre per me.
Un giorno gli chiesi : “ papà scusa perché un cristiano? Non potrei sposare un ebreo?”, mi rispose: “ per me non ci sono problemi, scegli tu basta non sia un islamico, non si sa mai che un giorno ti costringa a portare il velo!!!”, lo guardai e gli dissi : “ a me? Sei matto e tu chi ci stai a fare se non mi difendi da uno come lo zio estremista!!”, mio padre aggiunse : “ tu evita che accada e siamo tutti più tranquilli”.
Anche essendo cresciuta in una famiglia laica e liberale, l’unica donna in famiglia a portare il velo era mia zia Maria che per tutta la famiglia è stato uno shock, mi rendevo conto che il mio modo di crescere e la mia educazione mi avrebbe portata a non comprendere la vita di un uomo musulmano nella mia vita.
Anche se i miei zii hanno sofferto a loro volta per mia zia e non sopportano nessun tipo di obbligazione “ religiosa” vedevo che comunque con le loro mogli decidevano il modello di costume da bagno da comprare, spesso mi chiedevo se era dovuto alla religione o al maschilismo?
Da grande imparai che non sopportavo il maschilismo e il fanatismo religioso.
Da grande ho visto i miei zii più giovani trasformarsi in nome della religione con le proprie mogli e le proprie figlie, ho visto la loro ipocrisia nel criticare le mie scelte e le mie posizioni.
Da grande mi sono resa conto che il maschilismo lo si può combattere ma il fondamentalismo no.
Da grande ho imparato che l’amore per un uomo ti arricchisce molto.
In un periodo della mia vita, qualcuno mi amava perché ero Dounia la musulmana, una novità da scoprire  ora un uomo mi ama semplicemente perché sono Dounia.
Dounia Ettaib


venerdì 8 ottobre 2010

Islam italiano e Islam “ musulmano”


Lunedì sera ho partecipato ad un incontro televisivo, l’argomento era sul voto agli stranieri.
Gli ospiti erano politici di entrambi gli schieramenti, c’ero io e un giovane ragazzo che si presenta come musulmano, il ragazzo è un italiano di origine egiziana.
Ovviamente durante la trasmissione l’argomento centrale è stato oscurato dal ruolo dell’islam nel nostro paese. Più partecipo a questi incontri più mi rendo conto che i giovani musulmani, o quelli che si definiscono tali portando una “ rappresentanza islamica” sono sempre più confusi, sempre alla ricerca della loro identità; mi spiego alla mia domanda rivolta al giovane nel chiedergli se lui in quell’occasione partecipava come un nuovo cittadino oppure come musulmano mi rispose io sono italiano che rappresento l’islam. Il ragazzo si è spesso contraddetto durante la trasmissione, spesso si definiva un islamico che vive la sua religione nella sfera intima. Paradossale vive la sua religione nella sfera intima e va in giro con in mano il Corano, alla domanda sull’islam risponde a quale islam ci dobbiamo riferire quello italiano o quello dei paesi musulmani. Io sono musulmana ovunque in Italia, in Marocco e persino sulla luna se ci dovessi capitare nella mia vita, mi ha colpito molto la sua affermazione, da qui si deduce che della propria religione non sanno che farsene e non sono in grado di parlare di un islam unico.
Dopo questo incontro i miei dubbi si sono concretizzati, lo scisma non avvenne solo ai tempi di Ali che fu tradito dai Kaliffi che volevano la successione a Maometto, ma questo scisma continua ancor oggi, molto di più in Europa di più nel nostro paese, ragazzi di nuova generazione che definiscono la loro religione intima, ma la distinguono tra islam italiano e islam “ musulmano”.
Sono ragazzi in cerca della loro identità, che non ritrovano nel loro ambiente familiare, sono giovani in cerca di nuove regole, giovani musulmani ignari della verità.
In questo giovane vedo i giovani musulmani, quei giovani che dicembre scorso parteciparono alla manifestazione in favore di “ Hama”, non dimenticherò mai la giovane egiziana musulmana che disse che lei leggendo la storia sul conflitto tra Israele e la Palestina, si identificava in Hamas, la stessa ragazzina che urlò allo scandalo perché non venne ammessa alle selezioni del Grande Fratello perché era musulmana, però si dimenticò che ben due edizioni del Grande Fratello ebbero ben DUE MUSULMANE, una ragazza algerina e una tunisina.
Quante identità allo sbaraglio vedo, quanta mancanza di coltura e soprattutto amore proprio per la propria religione, tutti bravi ora a dire il velo è un precetto di Dio ( solo per le donne non dimentichiamo), ma tutti si dimenticano che l’Islam, oltre ad essere una religione è una guida sociale.
L’Islam ebbe il compito di creare uno stato all’isola arabica, l’Islam ebbe il compito di dare delle regole sociali e giuridici, ad esempio la parola Jihad che tutti credono significhi sacrificio nel corano è riportata trenta volte, ma mai una volta la parola Jihad assume il significato di farsi esplodere e di portare morte, Jihad significa giustizia sociale, molti islamici si dimenticano questo significato o molti vogliono credere che un jihadista merita lode e onore solo se si fa esplodere. Si dimenticano i Mujahidin gli afgani che difendevano la loro terra dagli invasori, jihad per la propria terra, tutti sappiamo che quest’ultimi furono eliminati dai talebani.
Tornando al nostro titolo, per Islam italiano i musulmani che si riconoscono in questo termine forse intendono un Islam in Italia dove le donne devono portare il velo, dove le moschee devono moltiplicarsi,magari il diritto del lavoro dovrebbe introdurre un art rivolto ai musulmani dove gli viene concesso un permesso speciale il venerdì per poter pregare o meglio ancora vedremo gente che si ferma a pregare per strada, questo può avvenire solo in Italia, perché in Marocco il mio paese natale in tutta la mia vita non ho mai visto fedeli che pregavano per terra, un musulmano che vive in Italia mi potrebbe subito rispondere che essendo un paese musulmano ci sono le moschee e qui si prega per strada perché non ci sono, io gli chiederei visto che l’Italia come paese viene considerata “ impura” perché praticare la propria religione islamica su un suolo impuro?

Dounia Ettaib

QUESTA SERA ORE 23.40 Rai Due


Sarò ospite della trasmissione " L'ULTIMA PAROLA" in onda su rai 2 alle 23.40 circa.

La vita



A moltissime donne si narra fin dalla tenera età che da grandi devono fare le spose e le mamme.
Tutte le donne del mondo da piccole giocano con le bambole e giocano a fare le mamme.
Tutte le donne del mondo quando sono bambine credono che  un bambino va solo accudito dandogli
 da mangiare o facendolo dormire.
Da grandi le donne del mondo attendono per tutta la vita di diventare mamme.
Ogni donna vive con gioia, la sua gravidanza, per nove mesi sogna l’arrivo del suo piccolo, per nove mesi sente la vita in corpo, per nove mesi sente il suo piccolo che si muove con lei, per nove mesi si immagina il suo volto. Dopo i novi mesi arriva il momento tanto atteso, la nascita di questa creatura attesa e sognata.
Nove mesi di trasformazione, un corpo che si trasforma, un corpo che ospita un altro corpo, un corpo che si deve adattare alle esigenze del suo ospite.
Alla nascita del bambino il corpo della mamma è sempre in continua trasformazione, è il primo nutrimento del bambino, le braccia diventano più forti per tenere il bambino, la pelle diventa più morbida per accarezzare il bambino, il corpo della mamma è a disposizione del bambino.
Quanto amore in quell’istante, quanta dedizione in quei momenti, tanti sentimenti che si intrecciano tra di loro: amore, gioia, tenerezza, dolcezza paura tanta paura.
Paura a nessuna donna gli viene insegnato come fare la mamma, nessuna donna saprà mai se è stata una brava mamma oppure no, si vive nella paura di non saper impartire una buona educazione ai figli, si vive nella paura di non poter soddisfare le loro esigenze, si vive nella paura di non vederli realizzati in questo mondo, infine si vive nella paura di deluderli.
Se ogni uomo sapesse di questi sentimenti, capirebbe che una donna è amante della vita, una donna ha cura della vita, ogni donna oltre a vivere per lei vive per le sue creature.
La vita che è un dono sacro merita rispetto e onore, una donna per il suo dono merita amore e considerazione.
Un uomo non dovrebbe mai dimenticare le carezze materne, il calore materno, quando uccide, viola e rinnega la vita.
Se gli uomini ricordassero il calore materno e la protezione che ogni madre offre con il proprio corpo ai suoi figli, amerebbero di più la vita e magari anche le donne

Dounia

fonte fotografia: http://www.betterphoto.com/

giovedì 7 ottobre 2010

UN LIBRO PER TUTELARE LA SALUTE E I DIRITTI DELLE DONNE IMMIGRATE





UN LIBRO PER TUTELARE LA SALUTE E I DIRITTI DELLE DONNE IMMIGRATE
Si può dire no alla violenza, ai soprusi e alle mutilazioni genitali femminili


L’Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna (O.N.Da), particolarmente attento alla condizione della salute femminile, ha appena dato alle stampe il volumetto “Le donne immigrate in Italia: salute, tutela e diritti”, una pubblicazione patrocinata dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia per attirare l’attenzione sullo stato di salute delle donne immigrate in Italia.

Spesso le donne che si trasferiscono, più o meno clandestinamente e volontariamente, sono all’oscuro dei diritti di cui potrebbero godere nel nostro Paese, e mancano completamente di una 'cultura della prevenzione'.

Il libro edito da O.N.Da è rivolto non solo alle straniere in Italia, ma anche alle Istituzioni e alle Associazioni che operano nel campo dell’assistenza e dell’aiuto, per diffondere la consapevolezza dell’importanza della cura e della prevenzione.

“Le immigrate in Italia sono moltissime” – spiega Francesca Merzagora, presidente di O.N.Da – “e non tutte sono a conoscenza dei loro diritti in ambito sanitario e lavorativo e dei servizi messi a loro disposizione”.

L’Osservatorio ha realizzato, con questo libro, uno strumento pratico e semplice da consultare per informare le donne immigrate in merito ai loro diritti e a come "ribellarsi" a pratiche disumane quali la mutilazione genitale femminile.

Tra le atrocità subite dalle donne, oltre alle mutilazioni genitali talvolta attuate per mezzo di riti collettivi, ci sono violenze (spesso fra le pareti delle mura domestiche), umiliazioni, segregazioni, oltre alla contrazione del virus dell’HIV.

“Le donne immigrate” – spiega Dounia Ettaib, presidente di DARI, Associazione Donne Arabe in Italia – “spesso sono invisibili, e accedono ai servizi sanitari solo durante la gravidanza”. L’inconsapevolezza di potersi ribellare e dare una svolta alla propria esistenza le reclude in condizioni estreme e intollerabili. Attraverso un semplice volume, le donne potranno iniziare a maturare consapevolezza di sé e del proprio valore.

In un Paese sempre più multietnico, la prevenzione e l’informazione sono elementi imprescindibili per una società aperta e attenta alle esigenze di tutti, soprattutto dei più deboli.

Il libro sarà distribuito gratuitamente in tutte le Asl e gli ospedali della Lombardia.

Fonte: http://www.milanosanita.it/

CONTRO L'INFIBULAZIONE


martedì 5 ottobre 2010

Scuola e islam, nel Friuli seminario per docenti



Un percorso formativo per l'integrazione dei minori di origine islamica: lo organizza l'Ufficio del Tutore pubblico dei minori del Friuli Venezia Giulia per il 21 e 22 maggio a Udine. Indirizzato soprattutto ai docenti scolastici, il primo seminario servirà a conoscere la cultura islamica.
«Il seminario di maggio non è un appuntamento unico, ma solo il primo passo – spiega una delle ideatrici, la psicologa Dounia Ettaib, presidente dell'Associazione donne arabe d'Italia – Stiamo preparando infatti altre occasioni di formazione a livello regionale che affronteranno altri aspetti delicati come quello sociosanitario, quello legale e la mediazione familiare».
L'incontro dedicato ai docenti nasce dalla «consapevolezza che il problema principale spesso è la scarsa conoscenza della cultura islamica da parte degli insegnati: noi vogliamo così fornire uno “strumento esatto” per abbattere le fobie legate spesso a un'errata informazione sulle tradizioni degli immigrati di origine islamica». In questo modo, continua la presidente Dari, «contiamo di favorire l'avvio di un percorso di vera integrazione per gli alunni».
Come si legge nella brochure di presentazione del seminario, nel Friuli Venezia Giulia vivono quasi 95 mila stranieri, di cui il 38,9% ha meno di 18 anni di età. Nelle scuole locali si registra un costante aumento della presenza di alunni figli di genitori stranieri: nello scorso anno scolastico, infatti, sono cresciuti del 7 per cento, soprattutto nelle scuole elementari e superiori, tanto che «un alunno ogni sei è marocchino, uno ogni sette è egiziano». Le barriere culturali, legate soprattutto alla diffidenza e alle difficoltà della famiglia d'origine verso la cultura italiana, rendono spesso difficile il lavoro dei docenti scolastici che lavorano con alunni e alunne di origine islamica.
Il seminario si svolgerà nel pomeriggio di venerdì 21 maggio e nella mattina di sabato 22. Nella prima sessione lo storico e giornalista Andrea Sartori ricapitolerà i fondamenti della storia dell'Islam e i punti principali della religione musulmana. Poi Doiunia Ettaib affronterà il tema “Islam tra noi”, dove parlerà di donna e famiglia nei paesi islamici, di musulmani e Islam a scuola e dell'universo culturale della seconda religione monoteista. Nella mattinata di sabato l'imam a Yayha Sergio Pallavicini parlerà della “sfida dei diritti” e delle prospettive per l'integrazione e Ettaib presenterà alcuni casi pratici.
Il seminario è gratuito. «Stiamo registrando moltissime adesioni dei docenti friuliani – conclude Dounia Ettaib – Evidentemente questo dell'integrazione è un tema molto sentito da chi lavora a scuola».

 fonte:http://www.minori.it/?q=node/1943

Velo integrale al bando: "L'Italia segua Belgio e Francia". Parola di donna musulmana

Il velo integrale delle donne islamiche torna oggetto di accese polemiche. E in Europa, Belgio e Francia si trovano in prima fila nella crociata contro il burqa.
Il Belgio ha già ufficializzato il suo no al velo e anche la Francia sta andando nella stessa direzione.

«Divieto di indossare il Burqa: l’Italia segua Belgio e Francia» L'appello non giunge da una delle roccaforti leghiste nel cuore della padania, ma dal sito dell'Associazione Donne Marocchine in Italia. «Potete leggere il Sacro Corano in lungo e in largo - prosegue il testo - da nessuna parte troverete un accenno all'obbligo per le donne islamiche di indossare il burqa o il niqab...»

Condivide le medesime opinioni Dounia Ettaib, presidente dell'Associazione Donne Arabe d'Italia, sotto scorta dopo l'aggressione subita per aver manifestato in favore di Hina, la giovane pachistana uccisa dal padre.
A Dounia abbiamo chiesto di spiegarci perché una donna musulmana si schiera contro un costume condiviso da numerosi esponenti dalla propria religione. «Ogni anno si rivolgono a noi circa 200 donne, che denunciano soprusi e abusi. La maggior parte di loro ci confida che il velo integrale viene imposto dal marito o dai familiari».
Ma una legge che vieta di indossare il burqua non lede la libertà religiosa?
«In questo caso la religione non c'entra. Si tratta di un'imposizione maschilista che non ha nulla a che vedere con i precetti del Corano. Purtroppo, numerosi imam avallano la sottomissione e la segregazione della donna col pretesto - infondato - che ciò corrisponda a quanto scritto sui testi sacri. Ritengo, inoltre, che se si decide di emigrare, i propri costumi non debbano violare le leggi del Paese ospitante».
In Italia la legge 152/75 impone la riconoscibilità del viso, ma il consiglio di Stato nel 2008 ha sdoganato il burqa in quanto attuazione di una tradizione religiosa...
«A mio avviso non è corretto: è come se permettessimo ai sikh di non indossare il casco in motorino perché la loro religione prevede il turbante!»
Anche nei Paesi musulmani si assiste a un ritorno del velo tra le giovani donne. Moda o neo-integralismo?
«Anche la moda può essere il frutto di un'ideologia strisciante. Ma occore fare un distinguo: un conto è una ragazza che indossa un velo sopra i jeans o una minigonna, altra cosa è il burqa. In Marocco, ad esempio, la legge vieta il velo integrale dal 2007. Ben prima che in Europa».

Dounia Ettaib è convinta che la battaglia contro il fondamentalismo non passi dall'Islam, quanto piuttosto le interpretazioni deviate che ne fanno certi uomini: «occorrerebbe un maggiore controllo sugli imam. Qui non si tratta di religione, ma di rispetto di diritti civili universali».

fonte fotografia: virgilio.it

VELO SI', VELO NO



Negli ultimi anni, in Italia va avanti un dibattito sulla questione del “velo sì velo no”. Simbolo religioso islamico, tradizione o cultura?

Io sono musulmana, marocchina d’origine, nata in Marocco da una famiglia musulmana, mio nonno andava in moschea il venerdì a pregare, le mie nonne pregavano in casa, durante il Ramadan tutta la famiglia digiuna e condivide la sua colazione di rottura del digiuno con i vicini o con i bisognosi.

Le mie zie si sono sposate giovanissime, due di loro addirittura in età adolescenziale, una zia si era sposata all’età di quindici anni e continuava a studiare, ha dovuto interrompere quando era rimasta incinta, l’altra si era sposata all’età di diciassette anni, i miei zii si erano sposati in età adulta dopo la loro laurea e con l’inizio della loro carriera lavorativa, tutti i miei zii si sono sposati con le loro compagne di università, con il loro primo amore, tutti i miei parenti sono ancora sposati e tutti monogami.

La mia famiglia è una famiglia musulmana, le mie nonne coprono i capelli con il foulard per nascondere i capelli bianchi, ma il foulard viene lasciato nell’armadio quando si recano a delle feste o a dei matrimoni, le mie nonne sono state entrambe alla Mecca per il pellegrinaggio, anche mio nonno era stato alla Mecca.

L’unica donna in famiglia che porta il velo è mia zia Maria, suo marito glielo impose dopo il suo primo viaggio alla Mecca, lì incontrò degli sciiti iraniani che lo convertirono all’islam radicale, una volta rientrato in Marocco impose a mia zia il velo, mio nonno non c’era più, mio zio era certo che mio nonno non glielo avrebbe mai permesso, i miei zii erano troppo giovani per difendere mia zia da quel marito padrone, in famiglia tutti soffrivamo per la sua condizione, mia nonna un giorno chiamò suo genero per parlargli e chiedergli di rivedere le sue posizioni, ma lui l’accusò di non essere una buona musulmana e che non dava il buon esempio alle sue figlie e ai suoi figli, allora mia nonna gli chiese di lasciare quella casa, lui di pronta risposta le disse che non sarebbe stata accolta in casa loro. Da quel giorno tutti noi soffrimmo per la zia Maria, alle feste ci mancava, i venerdì quando ci recavamo a mangiare il cous cous dalla nonna il suo posto a tavola era vuoto, a me personalmente mi mancava tantissimo perché era anche la mia madrina, mi mancava anche mia cugina. Dopo un anno si separazione forzata, mia madre decise che saremmo andati a trovarli, ero felicissima di rivedere finalmente mia zia e i miei cugini, entrammo in casa, c’erano i miei cugini, mio zio era al lavoro, mia zia era bellissima e indossava un abito rosa con le spalline ricamate a fiori, mia zia assomigliava moltissimo alla mia bisnonna cretese, era bianchissima, con le guancie sempre rosse, capelli mossi ondulati fino alle spalle castani e gli occhi viola, in famiglia era soprannominata Lizzy ( come la Taylor), in casa i miei cugini ascoltavano gli Wham!, mia cugina faceva i compiti, furono tutti contenti della nostra visita, mio cugino maggiore disse a mia mamma che voleva stare un po’ all’inferno prima che arrivasse suo padre e lo riportasse in paradiso, lo zio diceva ai figli che la musica pop, disco, insomma la musica in genere conduce gli ascoltatori all’inferno e che in casa bisognava solo ascoltare le audiocassette del Corano, mia madre si mise a ridere, io chiesi a mia zia di prendermi in braccio, la abbracciai forte, volevo rinchiuderla tra le mie braccia e portarla via in un mondo lontano dove mio zio non l’avrebbe trovata, ad un tratto le chiesi se il velo le faceva caldo, mi sorrise e mi disse che si era abituata, mentre mia cugina urlò che lo odiava! Lì capii quanta sofferenza provavano, quanto si sentivano emarginate, lo zio impedì loro di frequentare la nostra famiglia, lo zio obbligò mia cugina di soli dodici anni a ritirarsi da scuola, mio zio obbligò la zia a non uscire più di casa sola a fare la spesa, poteva uscire o in sua compagnia o in compagnia dei figli. Lo zio impediva ai figli di ascoltare la loro musica preferita, impediva loro di andare in piscina, li obbligava a pregare e a leggere il Corano.

Noi per fortuna continuammo a frequentare mia zia, un giorno in Marocco Pesach cadeva con la festa di fine Ramadan, e noi eravamo da mia zia a festeggiare la fine di Ramadan, nella strada sotto la casa di mia zia c’erano tantissimi rami di palma, io ero affascinata da quello spettacolo, chiesi a mia zia perché c’erano quei rami di palma, mia zia mi disse che era Pesach, una ricorrenza molto importante per il popolo di Dio, mio zio aggiunse che non erano più il popolo di Dio perché avevano disobbedito a Dio, allora io gli chiesi in quale versetto del Corano si evince ciò, mi rispose che non era scritto da nessuna parte, allora io aggiunsi, mamma e mia zia dicono sempre che gli ebrei sono il popolo di Dio, un musulmano se smentisce la parola divina commette peccato! Mi guardò a lungo con uno sguardo cattivo e aggiunse che lui ne sapeva più di me, io gli risposi che si sbagliava, se si considerava un buon musulmano non doveva cambiare la parola divina, mia zia mi disse di andare in sala che tra un po’ si serviva a tavola. Andai a cercare mia cugina in camera sua, la trovai in lacrime, le chiesi perché piangeva, mi disse che odiava il suo abito di festa perché era troppo lungo, lei voleva mettersi una gonna al ginocchio, ma portando il velo non poteva permetterselo.

Soffrivo per lei tantissimo, nel suo velo vedevo le sue lacrime, le sue rinunzie allo studio, le rinunzie alle sue amiche, ai suoi sogni e alle sue speranze.

Mia zia aveva accettato la sua condizione, ma soffriva per sua figlia, i miei cugini non potevano sopportare quelle oppressioni e un giorno partirono per gli Stati Uniti per non ritornare più, cercarono invano di portare via con loro mia cugina, ma non ci riuscirono perché era minorenne.

Quando decidemmo di partire per l’Italia, mia cugina mi salutò in lacrime, dicendomi :“non credere mai che una donna è felice di velarsi, ogni donna privata della scelta è una donna non libera”.

Non dimenticherò mai il giorno in cui chiesi a mia zia se era vero che nel Corano Dio ordinava alle donne di velarsi, mi rispose che la moglie di Maometto, la più giovane Aicha, era una donna che lo seguiva ovunque ed era presente nei campi di battaglia per curare i feriti, non mi disse mai che era velata e vestita di nero, da allora all’età di sei anni capii che non era un precetto islamico, ma una imposizione degli uomini per sottomettere le donne.

Io musulmana figlia di una famiglia musulmana soffriii per anni con la mia famiglia la sottomissione al velo di mia zia e di mia cugina, per anni mia nonna soffriva in silenzio per mia cugina, per anni mia nonna riteneva che il velo per mia cugina sarebbe stato un ostacolo ad un suo matrimonio, mia cugina si è sposata l’anno scorso all’età di 36 anni con un amico di suo padre.